Direttiva UE 2019/1158: VERSO LA PARITA’ DI GENERE SUL LAVORO E NEI RUOLI GENITORIALI.

In seguito ad un lungo dibattito in Europa, incominciato nel 2016 e riguardante la necessità di equilibrare uomini e donne nella partecipazione al mondo del lavoro e nel ruolo di cura dei figli, l’Unione Europea è arrivata a stilare la direttiva UE 2019/1158, relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i caregiver.
Tale provvedimento si inquadra in una Strategia per la parità di genere 2020-2025, la quale identifica alcune priorità chiave per la creazione di un’economia paritaria sia nelle possibilità lavorative che sul livello retributivo.
I dati:
considerando il tasso di occupazione per genere, si nota in Europa una differenza di genere elevata in media, ancor più allarmante in Italia: nel 2020, il 77,2% degli uomini aveva un lavoro contro il 66,2% delle donne. Analizzando il nostro paese, prima della pandemia il 72% degli uomini lavorava, quindi registrava un dato leggermente inferiore rispetto alla media europea, mentre solo 1 donna su 2 aveva un lavoro (52%): si nota quindi un divario molto più ampio, oltre che una percentuale assoluta più scarsa di donne nel mondo del lavoro.
Va sottolineato inoltre come questo divario si aggravi se consideriamo il tasso di occupazione per genere in presenza di figli. Mediamente in Europa si riscontra infatti come siano proprio i padri a lavorare di più anche rispetto agli uomini senza figli, mentre per le donne vale il contrario, a conferma dell’abitudine culturale radicata di pensare all’uomo di famiglia come unico percettore di reddito ed alla donna come colei che si prende cura di casa e figli.

Tasso di occupazione per presenza di figli/e, anno 2020. Fonte: Eurostat, 2021
A conferma di questa tendenza le donne tendono a lavorare molto più spesso part-time e con contratti a tempo determinato rispetto agli uomini. Non sorprende dunque che le donne guadagnino meno rispetto agli uomini: secondo quanto riportato da Eurostat (2022), infatti, nel 2018 le donne hanno percepito una retribuzione oraria lorda in media inferiore a quella degli uomini di 14,4 punti percentuali. La pandemia non ha sicuramente migliorato la situazione, che ha oltretutto gravato di più su settori lavorativi a prevalenza femminile che maschile.
L’adozione della Direttiva 2019/1158:
In questo scenario si inserisce dunque l’adozione della direttiva 2019/1158 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, cercando di insistere particolarmente non solo sulla parità di genere lavorativa, ma anche sull’equilibrare la condivisione delle responsabilità di cura tra entrambi i genitori, puntando ad aumentare il ruolo attivo dei padri.
Come? Prevedendo innanzitutto un congedo di paternità della durata minima di 10 giorni al momento della nascita dei figli e che questo sia retribuito almeno al pari dell’indennità di malattia, ma anche la previsione del congedo parentale di 4 mesi per ciascun genitore, di cui 2 mesi non trasferibili all’altro genitore e la previsione dei 5 giorni di congedo per i prestatori e le prestatrici di cura.
Vi è tuttavia un limite in tale iniziativa, ovvero che ad oggi riguarda solo i lavoratori dipendenti ed esclude quindi gli autonomi.
Tale cambiamento può invece essere sostenuto e favorito dalla previsione del congedo parentale di 4 mesi per ciascun genitore, di cui 2 mesi non trasferibili all’altro genitore o dalla previsione dei 5 giorni di congedo per i prestatori e le prestatrici di cura.
Sussiste anche un secondo limite, cioè la necessità che i congedi siano remunerati in modo adeguato affinché anche gli uomini possano utilizzarli. Nella Direttiva viene lasciata agli stati membri la discrezione di decidere quale sia questo livello di remunerazione o se addirittura remunerarli o meno, chiaro che se così non fosse l’utilità della Direttiva verrebbe meno, ci si augura che ciò non accada data l’opportunità di cambiare le cose su una tematica tanto attuale quanto importante. A tal proposito si ricorda che con la conversione in legge dell’ultimo Decreto lavoro 5,8 milioni di lavoratori italiani con figli a carico, vale a dire il 35,8% dei dipendenti totali del settore privato, potranno beneficiare di un innalzamento della soglia dei fringe benefit fino ad un tetto massimo di 3000€, mentre resta invariata per i dipendenti senza figli a carico la cifra ordinaria di 258,23€.
Per maggiori informazioni ne parliamo in questo articolo à https://farwel.it/fringe-benefit-fino-a-e-3-000-ma-solo-per-i-genitori-con-figli-a-carico/
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Ernesto De Petra
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